Sembrando superfluo trascrivere per l'ennesima volta ciò che è già largamente reperibile altrove, si indica di seguito - in ordine alfabetico - qualche indirizzo utile (o che tale era) alla bisogna in epigrafe.

Contemplatio
Esprit universel (vedi).
In quiete (vedi).
Rosa mystica (vedi).
Sabiduria en textos cristianos (vedi).
Textos tradicionales
(vedi).
Zenit


Qui ci limitiamo alle righe sottostanti, tratte dal cap. VII (Contro il miscuglio delle forme tradizionali) di Considerazioni sull’iniziazione.

"Secondo la tradizione indù, vi sono due modi opposti, l'uno inferiore, l'altro superiore, per essere al di fuori delle caste: si può essere «senza casta» (avarna), nel senso privativo, vale a dire al di sotto di esse, e si può essere invece «di là dalle caste» (ativarna) o al di sopra di esse, sebbene questo secondo caso sia incomparabilmente più raro del primo, specie nelle condizioni dell'epoca attuale. In modo analogo, si può anche essere di qua o di là dalle forme tradizionali: l'uomo «senza religione», ad esempio, che è facile incontrare nel mondo occidentale moderno, è incontestabilmente nel primo caso; il secondo invece s'applica esclusivamente a coloro che hanno preso effettivamente coscienza dell'unità e dell'identità fondamentale di tutte le tradizioni; ed anche questo secondo caso non può essere attualmente che eccezionalissimo. Del resto si deve capire che, quando parliamo di coscienza effettiva, vogliamo dire che l'avere nozioni semplicemente teoriche su questa unità e su questa identità, pur non essendo di sicuro trascurabile, non è affatto sufficiente perchè qualcuno possa stimare di aver oltrepassato lo stadio in cui si rende necessario aderire ad una forma determinata ed attenervisi strettamente. Un tal fatto, beninteso, non significa che chiunque si trovi in questo caso non debba sforzarsi in pari tempo di comprendere le altre forme nel modo più completo e profondo possibile, ma significa soltanto che praticamente costui non deve far uso di mezzi rituali o di altri mezzi appartenenti propriamente a più forme differenti, il che, come dicevamo poc'anzi, sarebbe non solo inutile e vano, ma anche nocivo e pericoloso sotto diversi riguardi.
Le forme tradizionali possono essere paragonate a vie che conducono tutte ad uno stesso scopo, ma che, in quanto vie, non sono meno distinte; è evidente che non è possibile seguirne più di una per volta, e che, quando si è ingaggiati in una di esse, conviene seguirla fino in fondo, senza scostarsene; voler passare dall'una all'altra sarebbe proprio il mezzo migliore per non avanzare affatto, se non addirittura per smarrirsi del tutto. Solo colui che è pervenuto al termine domina, per tal fatto stesso, tutte le vie, e ciò perchè non deve più seguirle; egli potrà dunque, all'occasione, praticare indistintamente tutte le forme, ma precisamente perchè le ha oltrepassate, e perchè sono ormai unificate per un tale essere nel loro principio comune. Generalmente, d'altronde, egli continuerà allora ad attenersi esteriormente ad una forma definita, non fosse che a titolo di esempio per coloro che lo circondano e che non sono pervenuti al suo stesso punto; ma, se circostanze particolari venissero ad esigerlo, potrebbe benissimo partecipare anche ad altre forme, poichè, dal punto in cui si trova, non v'è più alcuna differenza reale fra queste ultime. D'altronde, quando queste forme sono per lui unificate in tal modo, non potrà più essere questione di miscuglio o di confusione, perchè un tal fatto suppone necessariamente l'esistenza della diversità come tale; e, ripetiamolo ancora una volta, si tratta soltanto di colui che è effettivamente oltre questa diversità: le forme per un tale essere non hanno più il carattere di vie o di mezzi, poiché non ne ha più bisogno, ed esse non sussistono che come espressioni della Verità una, espressioni di cui è tanto legittimo servirsi secondo le circostanze quanto lo è parlare in lingue differenti per farsi comprendere da coloro cui ci si rivolge".